Naomi Nagy

Linguistics at U of T

Faetar in the Corriere Canadese

By Concita Minutola, March 27, 2009, TORONTO

Indovina la lingua:

  • «Cumpà buongiorne, cumme ve stije?», dice Donatella.
  • E Antonio risponde: «Eh m’este bunne. E té?».
  • «Gliò – ribatte Donatella - m’este bunne».

Non è napoletano, non è francese, e neanche un dialetto italiano. Se avete indovinato, siete le persone giuste per la ricerca di Naomi Nagy , docente del Department of Linguistics della University of Toronto. La lingua è il francoprovenzale di Faeto e Celle San Vito, due paesini pugliesi della provincia di Foggia. Naomi Nagy chiama questa lingua “faetar”. La ricercatrice ha iniziato oltre quindici anni fa una ricerca sul faetar ed ha pubblicato numerosi articoli e saggi sull’argomento, nonché una grammatica del faetar e un sito web dove imparare le basi del francoprovenzale di Faeto e Celle. Adesso la studiosa è alla ricerca dei faetani dell’Ontario per un nuova ricerca. «Faeto e Celle San Vito sono due paesi della Puglia fondati settecento anni fa - spiega Naomi Nagy - da coloni francesi che hanno portato il faetar, la lingua francoprovenzale quasi scomparsa in Francia ma che sopravvive i questi due villaggi, in Svizzera e in Piemonte. Ha caratteristiche uniche e non sappiamo esattamente se oggi è parlato esattamente come allora. Ho fatto una comparazione tra il faetar di oggi, che si parla in Puglia, e il francoprovenzale della zona francese tra Lione e le Alpi. Un lavoro difficile perché non ci sono testi scritti di quel periodo, quindi ho utilizzato un dizionario francoprovenzale del 1800».

Attualmente, ci sono circa 500 persone a Faeto e 200 a Celle San Vito che parlano faetar, ma lo parlano anche immigrati negli Usa e in Canada. Il francoprovenzale di Celle e Faeto è una delle lingue protette dalla legge italiana sulla difesa delle minoranze linguistiche storiche. Ciò vuol dire che nei due paesi viene mantenuta e valorizzata e insegnata, proprio per non perdere la varietà linguistica e culturale locale. Ma per chi ha origini faetane e vive fuori dall’Italia, conoscere la storia di questo dialetto di origini francesi non è così scontato. «Ho sentito per la prima volta del faetar negli anni Novanta, quando vivevo a Philadelphia – racconta Naomi Nagy - dove ho incontrato due famiglie che lo parlavano. John Carosiello allora aveva 65 anni, è cresciuto a Philadelphia ed ha sempre parlato il francoprovenzale pensando che fosse francese. Ma quando ha deciso di iscriversi a un corso di letteratura francese, ha scoperto che la sua lingua in realtà era un’altra. Così si è rivolto al dipartimento di linguistica dell’Università della Pennsylvania, dove studiavo, chiedendo se qualcuno volesse fare delle ricerche su questa lingua. E siccome parlavo sia italiano che francese, ho cominciato ad occuparmene». Era il 1992. «John Carosielli mi ha fatto conoscere la sua famiglia e un’altra famiglia – continua Nagy - una coppia più giovane sui quarantacinque anni. I loro bambini, nati a Philadelphia, capiscono il faetar, anche se non lo parlano molto. Sono andata parecchie volte a Faeto per la mia ricerca. Lì ho imparato a parlare Faetar e ho conosciuto i cittadini del paese. E poi ho incontrato faetani a Montréal, a Cleveland, in Connecticut. Molti di loro mi hanno detto di avere parenti a Toronto, in particolare a Etobicoke, e vorrei incontrarli adesso. Sono anche in contatto con cinque persone a Toronto e ho ricevuto anche molte email di cittadini di Faeto, o di gente che ricorda i nonni parlare in faetar e adesso vuole impararlo».

Come mai questo interesse?

«Non so di preciso, forse per conoscere meglio la storia delle loro origini, gli elementi che fanno la differenza, per proteggere queste caratteritiche che li rendono unici». E adesso sta cercando persone che parlano il faetar qui a Toronto per la sua ricerca.

«Sì, vorrei incontrare i Faetani primo perché vorrei parlare il faetar, e poi perché vorrei vedere come è cambiata la lingua a Toronto. Sto svolgendo una ricerca su “Heritage language variation and change ”. È un progetto che mira a capire come cambiano le lingue dei gruppi migranti a Toronto. C’è una grande differenza rispetto ad altre città dove di solito i migranti imparano subito la lingua del posto. Qui ci sono ancora moltissime persone che parlano la lingua originaria dei nonni immigrati. Vorrei capire quali differenze ci sono tra la lingua parlata da gente che ha parenti di Faeto rispetto ai nonni di Faeto. E per far questo sto cercando persone che vogliano raccontarmi la loro storia: quando e come sono venuti in Canada; quando e quanto parlano faetar, inglese o italiano. Possono contattarmi via email al mio indirizzo [sotto], oppure al numero del mio studio alla University of Toronto, 416-978-1767».

Dove possono trovare informazioni sul faetar?

«Sul mio sito Parlanne Faetare! che fra l’altro vorrei arricchire con nuove informazioni. C’è una introduzione al faetar, elementi della grammatica francoprovenzale e una lista di pubblicazioni da poter consulatare».

 
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